Procida-island-San-Michele-Arcangelo-churchSebastiano Cultrera – Abbiamo tutti partecipato (con dolore, con notizie e con proposte) alla triste circostanza che, quest’anno, la annuale processione del Venerdì Santo non abbia potuto avere luogo! Si è trattato di un evento eccezionale, visto che tale processione non ci risulta sia stata mai sospesa, in una tradizione pluricentenaria: neanche la guerra fermò la processione.

Ma quel (giusto) cordoglio per la mancata processione, unito ad un senso di sgomento che laici e credenti isolani hanno manifestato, non lo riscontriamo (almeno non nella stessa misura) per la cancellazione della processione di San Michele, annualmente programmata per l’otto maggio, data canonica del Miracolo che l’Arcangelo avrebbe compiuto nel 1535. Ci siamo dimenticati che nei prossimi giorni si sarebbe tenuta la processione dell’Arcangelo protettore della nostra isola?

Certamente molti procidani, in particolare i devoti al Santo (cui è dedicata anche una delle Confraternite dell’isola: quella dei Gialli), si ricordano bene della scadenza e sono dispiaciuti di non potere camminare nelle strade dell’isola al seguito della bella Statua d’argento e d’oro che i procidani hanno voluto fare costruire a simbolo della devozione popolare per l’Arcangelo con la Spada.

Ma registriamo, semplicemente, meno fermento, meno partecipazione, meno dibattito attorno a questa processione mancata. Forse non è completamente una processione dimenticata, ma la sua mancanza appare meno partecipata.

Eppure, a parte l’onomastica (Michele è il nome più frequente dell’isola) ci sono tantissimi legami tra l’Arcangelo e la comunità isolana.

Il culto di San Michele, sull’isola, ha un’origine antica. Per capirne l’origine dobbiamo partire dal fatto che i Longobardi prima e poi i Normanni (in maniera più eloquente) adottarono il San Michele come loro protettore.

Essi nel momento in cui hanno abbracciato il cristianesimo avrebbero operato una sorta di sovrapposizione del culto di Odino (dio guerriero) con quello dell’Arcangelo Michele che guida le truppe celesti nella battaglia decisiva per sconfiggere il Maligno.

A Procida il culto era sicuramente presente nei primi secoli del millennio scorso. La più chiara testimonianza di ciò è che Giovanni da Procida, signore dell’isola e personaggio chiave del tredicesimo secolo, trova sepoltura nel Duomo di Salerno, proprio nella cappella della Confraternita di san Michele di quella città. È quella cappella è abbellita da uno splendido mosaico dell’epoca raffigurante una grande immagine di San Michele che abbraccia lo spazio circostante.

San Michele è, come è noto, al centro di un culto esteso in tutto il mondo, ma che, nel Mediterraneo, dal Gargano alla Normandia e alla Gran Bretagna, costituisce la Linea di san Michele, una retta che unisce importanti luoghi di culto.

I sette santuari della Linea di San Michele sono: Skellig Michael (Irlanda), St Michael’s Mount (Gran Bretagna), Mont Saint Michel (Francia), la Sacra di San Michele (Piemonte, Italia), San Michele (Puglia, Italia), Monastero di San Michele (Grecia), Monastero di Monte Carmelo (Israele). Sono luoghi in cui, in molti (anche nei secoli passati) hanno riconosciuto una fortissima energia ed un’alta concentrazione spirituale.

La nostra Abbazia di san Michele non è da meno ed è stata al centro di molte trame del potere spirituale e temporale della Chiesa. Ciò anche prima del miracolo del 1535 quando San Michele fermò i Saraceni che volevano invadere l’Isola.

Ma la storia racconta che fu, tuttavia, razziata, dieci anni dopo. E in seguito a quella razzia i Borboni, e il governo Spagnolo dell’epoca (col viceré Pedro da Toledo) decise di proteggere la cittadella dell’acropoli con le mura. Nasce così la Terra Murata. Certo da allora in poi, e fino ai giorni nostri, la Gloria del Santo e la devozione popolare sono stati sempre agli apici. La sua Processione annuale è momento di riconoscenza e di raccoglimento ed è una cerimonio sacra, ma fortemente identitaria per l’isola. Certo la Processione del Venerdì Santo, coi misteri e con la statua del Cristo Morto, è numericamente più partecipata per quanto abbia assunto delle valenze antropologiche e turistiche più forti.

Ma noi dobbiamo avere anche tantissimo a cuore il nostro Arcangelo protettore, che veglia su di noi e che, comunque rappresenta, per credenti e non credenti un pezzo importante della cultura isolana, della sua storia e dei suoi sentimenti. Siamo sicuri che i procidano non dimenticano San Michele e la sua processione.

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