Stefano Zecchi –Β Se noi andassimo in giro nudi, avremmo una disgustosa immagine di vermi, diceva il noto studioso di estetica Gillo Dorfles, che Γ¨ stato anche mio professore all’universitΓ . Dunque, l’abito Γ¨ il nostro stesso corpo e parla di noi: il nostro modo di vestire Γ¨ il nostro linguaggio, e come ogni linguaggio puΓ² essere elegante o volgare, di buon gusto o di cattivo gusto, assolutamente normale o trasgressivo.

E molto altro ancora. Quindi se il prof. Zecchi si presenta in una trasmissione tv con una canottiera a vista e giacca di pelle nera con l’addobbo di una catenella al collo corredata da curioso pendaglio di civiltΓ  indefinibile, chi giΓ  lo conosce dirΓ  che si Γ¨ bevuto il cervello, chi lo vede per la prima volta dirΓ  che appartiene alla comunitΓ  di metallari… o qualcosa del genere.

CosΓ¬ come Emma Γ¨ stata criticata dal giornalista Davide Maggio per le calze a rete usate a Sanremo, che a suo dire non donerebbero alle sue forme. Insomma, non c’è niente da fare: a chi ci osserva, la nostra immagine arriva prima delle nostre parole, perchΓ© la nostra immagine Γ¨ un linguaggio che il piΓΉ delle volte Γ¨ maggiormente comunicativo delle stesse parole. Nei limiti della decenza e del rispetto dei luoghi (una chiesa Γ¨ una chiesa, non un palcoscenico o una piazza; un tribunale Γ¨ un tribunale, non una discoteca o il campo per un raduno rock; naturalmente, una scuola…), una persona ha il diritto di vestirsi come vuole, cioΓ¨ usare il linguaggio con cui crede meglio esprimersi.

Io osservo e cosΓ¬ ascolto il linguaggio che quella persona mi comunica col suo abito sul suo corpo. Posso permettermi di giudicarla? Supponiamo che una persona mi legga delle sue poesie. Posso permettermi di giudicarla? Certo, le dico che mi fanno schifo. Lei protesta; io le spiego qual Γ¨ una vera poesia e perdo del tempo con l’analisi di una lirica di Leopardi. Sono in grado di farlo, e lei con un po’ di umiltΓ  potrebbe imparare.

Invece va in giro, dicendo che l’ho voluto umiliare, frustrare nella sua creativitΓ . Per me puΓ² scrivere tutte le poesie che vuole, ma se le leggo, ho il diritto di dire che sono porcherie, e il mio giudizio non Γ¨ soltanto estetico ma anche pedagogico, perchΓ© semmai qualcuno leggesse quelle porcherie, non pensasse che quella roba Γ¨ poesia, sentendosi cosΓ¬ in diritto di scrivere schifezze simili, ritenendole poesie. Naturalmente, il linguaggio poetico Γ¨ piΓΉ complesso del linguaggio di un abito sul nostro corpo, ma anche quest’ultimo Γ¨ espressione di un significato che si inserisce in una struttura comunicativa.

Dunque, riprendiamo la prima domanda a cui non avevo dato risposta. Certo che posso giudicare il modo in cui si veste una persona: giudico il suo linguaggio, la forma della comunicazione, il suo significato.

È evidente che ci sia modo e modo nel formulare il giudizio: ovvio che non puΓ² essere impositivo e moralistico, ma un giudizio estetico non solo si puΓ² esprimere, ma si deve pronunciare, proprio sotto il profilo pedagogico, perchΓ© l’educazione estetica Γ¨ il fondamento dell’educazione sentimentale. Quando si comunicano i propri sentimenti, questo processo avviene attraverso il linguaggio delle parole e il linguaggio del corpo: il controllo dell’espressione, affinchΓ© essa sia, per esempio, affettuosa o irritata, sentimentale o fredda, dipende dalla capacitΓ  di comprendere la qualitΓ  estetica del linguaggio che si usa.

La cantante desidera evidenziare le sue cosce? Padronissima di farlo e di suggerire a tutte le ragazze del mondo di seguire il suo esempio. Ma senza aggressivitΓ  e inutile ironia posso dirle che con un abito diverso sul suo corpo poteva esprimere un linguaggio piΓΉ bello. Non le interessa? Neppure a me interessa convincerla, proprio come nel caso della poetessa di prima, felice delle sue poesie che non capisce che sono porcherie.

C’è modo e modo, certamente: un giudizio, anche il piΓΉ elementare, deve sempre essere rispettoso, e la persona che viene giudicata deve pretendere il rispetto. Ma una societΓ  non potrΓ  mai prescindere dalla comunicazione dei suoi membri: la comunicazione Γ¨ forma della societΓ  stessa, e il giudizio sul linguaggio della comunicazione di necessitΓ  diventa imprescindibile per la stessa struttura sociale. Affermare che non si puΓ² e non si deve giudicare, Γ¨ un’ipocrisia.

LEAVE A REPLY